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Logica di una query di ricerca. Premesse.

Capitolo 1 : Premesse.

Logica di una query di ricerca- L’altra sera, mentre controllavo le statistiche di questo blog, sono stato attratto dalle query di ricerca, sia quelle provenienti dall’esterno che quelle fatte direttamente sul mio blog. Non riuscivo a capire come si potesse ricercare “il desiderato” con determinate frasi che a prima vista sembravano assurde.

Beh,  dato che per le mie conoscenze e competenze quelle frasi di ricerca sembravano strane, mi chiesi : perché una fascia di utilizzatori creavano frasi (query) del genere?

La domanda per me è una : Si modifica la modalità di esprimere una richiesta per avere risposte sensate o per cercare di dare risposte aderenti alle domande i motori di ricerca stanno cambiando il loro approccio all’interpretazione delle query ?

E li parte l’embolo e la ricerca.

 

costruzione logica di una query per un motore di ricerca
costruzione logica di una query per un motore di ricerca

La ricerca Testuale

La ricerca testuale rappresenta un metodo diffuso di interazione tra individui e computer, assumendo particolare rilevanza con l’avvento del Web. La crescente importanza della ricerca è attribuibile alla vasta quantità di informazioni disponibili online. Inizialmente proposto da Berners-Lee e Cailliau nel progetto World Wide Web del 1992, il modello ipertestuale con indici ricercabili consente agli utenti di specificare criteri di ricerca, come parole chiave, per recuperare collegamenti ipertestuali a documenti pertinenti.

L’ampia diffusione della ricerca testuale si estende oltre il contesto online, includendo situazioni come l’acquisto di biglietti del treno tramite kiosk self-service o applicazioni per smartphone . Le aspettative per l’alfabetizzazione digitale degli utenti sono elevate, coinvolgendo non solo l’uso di dispositivi e software, ma anche la capacità di costruire conoscenza dalla navigazione web e valutare la qualità delle informazioni .

La grande mole di informazioni online può generare sovraccarico informativo (Bawden & Robinson, 2009), rendendo essenziale lo sviluppo di abilità di ricerca per individuare e valutare le informazioni. Nonostante le innovazioni come la ricerca vocale e basata su immagini, le interfacce utente tradizionali basate sul testo rimangono predominanti (Chen & Chua, 2013).

La ricerca di informazioni, apparentemente semplice, coinvolge un complesso insieme di abilità cognitive, come la scansione, la lettura e l’elaborazione delle informazioni . Il recupero delle informazioni è stato tradizionalmente considerato di natura cognitiva , con la formulazione della query che richiede un carico cognitivo significativo.

E per i dislessici ?

Appurato che una formulazione di una query richiede un carico cognitivo significativo, cosa avviene con un utente dislessico ? E perchè tiro in ballo i dislessici ?

La ricerca sul comportamento di ricerca degli utenti con dislessia assume rilevanza data la complessità del profilo cognitivo associato a questa condizione. Nonostante la dislessia sia comunemente associata a difficoltà di lettura e scrittura, il suo impatto si estende ad altre abilità cognitive come la memoria a breve termine e la denominazione rapida automatizzata. Mentre gli utenti con dislessia condividono un profilo cognitivo comune, il grado di compromissione varia, suggerendo la necessità di considerare la dislessia come un continuum anziché una condizione con un profilo cognitivo fisso.

Gli utenti con difficoltà di lettura, come la dislessia, riscontrano problematiche nella formulazione delle query, specialmente in sistemi di ricerca privi di funzioni di assistenza e con elevate richieste di precisione ortografica (Berget & Sandnes, 2015). Nonostante ricerche precedenti abbiano evidenziato le difficoltà degli utenti con deficit cognitivi nella ricerca di informazioni, la focalizzazione su quali caratteristiche cognitive incidano maggiormente su questa attività è stata limitata. Un’eccezione è rappresentata da uno studio che propone la memoria a breve termine come fondamentale per valutare gli elenchi dei risultati (MacFarlane et al., 2012).

Date l’ubiquità delle interfacce di ricerca e la diversità delle abilità cognitive nella popolazione, è essenziale approfondire la comprensione di come il profilo cognitivo degli utenti influenzi la formulazione delle query, al fine di sviluppare interfacce di ricerca più efficaci. La formulazione della query costituisce la base del processo di ricerca e un fallimento in questa fase rende più complesso il resto del processo, ad esempio, la navigazione di elenchi di risultati irrilevanti.

(esiste una bibliografia illimitata su questa tematica, bisogna avere solo un po di tempo….)

Interfacce.

Questi risultati hanno implicazioni nella progettazione delle interfacce utente di ricerca e non si applicano solo alle persone con dislessia, poiché fattori come la fretta, la mancanza di concentrazione o la familiarità con le parole possono influenzare anche altri utenti. La memoria a breve termine può essere influenzata da vari fattori, tra cui l’età, la mancanza di sonno, lo stress o il disturbo post-traumatico da stress.

Sebbene la funzionalità di ricerca sia diffusa in molti sistemi informatici, si sostiene che l’interfaccia di ricerca abbia subito pochi cambiamenti nel corso degli anni (non la logica che vi è dietro). Cresce l’interesse per lo studio del comportamento di ricerca delle informazioni degli utenti in generale e delle persone con disabilità cognitive e sensoriali. La conoscenza degli utenti è essenziale per lo sviluppo di interfacce di ricerca più usabili.

Gli sforzi innovativi per adattare le interfacce utente e sviluppare software assistivi per gli utenti con dislessia includono linee guida specifiche, configurazione e personalizzazione, presentazione del testo, miglioramento dell’ortografia attraverso giochi, tutor di lettura, apprendimento tramite tangible computing, rilevamento degli errori legati alla dislessia sul web e integrazione di persone con dislessia nello sviluppo del software.

Le differenze significative nelle query con errori ortografici riportate nelle ricerche precedenti costituiscono la base della ipotesi che gli utenti con ridotte capacità di decodifica formuleranno query più brevi per diminuire il rischio di errori ortografici, mentre allo stesso tempo le ridotte capacità di decodifica causeranno una maggiore percentuale di query con errori.

Perchè tiro in ballo la dislessia per la logica di una query di ricerca ?

Ho tirato in ballo la dislessia perchè ultimamente ho letto più di un articolo (sempre in lingua inglese, russa o indiana) nei quali  si tende ad assimilare determinati comportamenti ,generazione di frasi e domande, delle persone nate nell’era digitale a quelli dei dislessici. E’ per questo motivo che alcune query di ricerca per me sembrano assurde ? Più leggo su questa tematica è più mi affascina.

Le nuove competenze richieste dalla ricerca e lettura online impongono nuove sfide a coloro che ricercano informazioni, poiché i materiali di lettura si sono ampliati dai tradizionali libri di testo a una varietà di rappresentazioni e fonti presenti su Internet. Questa evoluzione sottolinea l’importanza dell’alfabetizzazione digitale, una competenza che non è intrinseca ma deve essere appresa attivamente. I lettori devono acquisire la capacità di costruire i propri percorsi di lettura e integrare informazioni spesso contrastanti provenienti da pagine web e formati di presentazione diversi, al fine di formare un quadro coerente.

Mentre questa transizione può favorire un apprendimento più approfondito, rimane poco chiaro agli scienziati come queste nuove esigenze possano influenzare gli studenti con difficoltà di lettura.

Se oggi si assimila il comportamento di un nativo digitale ( generazione di query) al dislessico, cosa sta succedendo ?

So benissimo che non riuscirò a dare una risposta (non è il mio campo) ma cercherò di analizzare l’evoluzione degli strumenti messi a disposizione di coloro che ricercano informazioni su internet e di come essi si siano evoluti. Se avete commenti o proposte ….. basta contattarmi.